Da Gonfienti a Calvana

Da Gonfienti a Calvana

Quarta tappa sulla via del ferro etrusca

GONFIENTI (PRATO)
Il ritrovamento fortuito di un centro abitato etrusco di notevoli dimensioni a Gonfienti, nella periferia di Prato, rappresenta una scoperta sconvolgente nel campo archeologico per diversi motivi.
Prima di tutto, questa scoperta sfida la narrazione consolidata sulla distribuzione geografica degli insediamenti etruschi. Si credeva che Fiesole fosse la città etrusca più settentrionale della Toscana, ma il ritrovamento a Gonfienti suggerisce che gli etruschi potessero essersi insediati anche più a nord di quanto si pensasse in precedenza. La grandezza e le ricchezze custodite nella grande villa scoperta (oltre 600 mq!) indicano l’importanza di chi la viveva e della città stessa.
In secondo luogo, questa scoperta mette in discussione la percezione tradizionale dell’antichità di Firenze rispetto a Prato. La storia ufficiale considera Firenze una colonia fondata dai Romani, e quindi più antica di Prato. Tuttavia, il ritrovamento di un insediamento etrusco significativo a Gonfienti suggerisce che Prato potrebbe avere una storia molto più antica e complessa di quanto si pensasse in precedenza, e potrebbe essere stata abitata già nell’antichità etrusca.
Infine, questa scoperta ribalta le convinzioni consolidate sulla natura del territorio nella zona del Pratese durante i secoli VI-IV a.C. Si credeva che la zona fosse una vasta palude, non adatta all’insediamento umano. Tuttavia, il ritrovamento di un centro abitato etrusco a Gonfienti dimostra che la zona potrebbe essere stata molto più ospitale e abitabile di quanto si pensasse, portando a una rivalutazione della storia e della geografia della regione.
In sintesi, il ritrovamento a Gonfienti rappresenta una svolta significativa nel nostro intendimento dell’antica storia della Toscana, mettendo in discussione convinzioni consolidate e aprendo nuove prospettive sulla presenza e l’influenza degli etruschi nella regione. 

CALVANA (STRUTTURE E TUMULI IN CALVANA)
La necropoli etrusca della Lastruccia, una serie di tombe del IV-III secolo a.C. riportate alla luce nel 2005, ha suscitato grande interesse, simile a quello della scoperta di Gonfienti anni prima. Non tutti sanno, però, che l’intera Calvana è disseminata di strutture-tumulo simili a quelle della Lastruccia.
Queste strutture, non ufficialmente riconosciute, sfuggono spesso all’attenzione perché nascoste dalla vegetazione o danneggiate dal tempo.

Un percorso immaginario: inizia dalla zona pedemontana, nota ai Pratesi, e ci guida alla scoperta di tumuli come il Tumulo delle Nascite, del Disfacimento, del Capitello, e molti altri, fino ad arrivare alla Casa Rossa e Poggio Bartoli.
Scopriamo le strutture: continuando lungo il sentiero, troviamo altre tombe, come il Tumulo della Banchina Lunga, dei 3 Cipressi, del Pastore, e tante altre, disseminate tra antiche vie e boschi.
Necropoli della Calvana: queste tombe, disposte lungo percorsi transappenninici strategici, sono testimonianze di un passato che risale almeno al periodo arcaico.

Ogni struttura racconta una storia di adattamento alla morfologia del terreno e di utilizzo continuo nel tempo. 

CAVALLI SELVATICI DELLA CALVANA (PRATO-BARBERINO DEL MUGELLO)
I cavalli selvatici della Calvana rappresentano uno dei tesori nascosti di questa meravigliosa terra. La loro presenza è una delle ragioni principali per cui ci si innamora profondamente di questa regione.
Per coloro che fanno parte dell’A.S.S.C. (Associazione per la Salvaguardia dei Cavalli della Calvana), questi cavalli sono un punto di riferimento fondamentale e una fonte di grande ispirazione. La loro presenza impreziosisce ogni paesaggio e incanta coloro che visitano la regione per la prima volta.
Questi magnifici animali, ormai inselvatichiti da diverse generazioni, vivono in perfetta armonia con il territorio, anche quando questo si presenta aspro e selvaggio. La loro presenza è un simbolo di resilienza e adattamento, e contribuisce a mantenere intatta la bellezza e la biodiversità della Calvana. 


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